31
Rob Zombie
slasher
Sheri Moon Zombie, Jeff Daniel Phillips, Lawrence Hilton-Jacobs, Meg Foster
2016
104'
USA, Regno Unito
Per riuscire ad apprezzare, o anche solo a godervi, questo film, occorre che vi mettiate nella giusta predisposizione mentale e che liberiate la testa dalla psichedelia di quel gioiello che risponde al titolo di Le Streghe Di Salem. Se da Rob Zombie vi attendevate un passo in avanti lungo quel percorso, infatti, sarete amaramente delusi da 31. Perché 31 è tutt’altro: è un film da grindhouse in tutto e per tutto, minimale e scarno nella trama quanto acceso negli estremi. Però occhio, perché il buon Rob stavolta, a fronte di un’auto-produzione finanziata tramite il crowdfunding, stranamente non pigia sull’acceleratore come mi sarei aspettato, preferendo impacchettare un prodotto che possa essere digerito da un numero più ampio di potenziali spettatori.
Raccontare la trama del film è cosa assai facile: il 31 ottobre del 1976, un gruppetto di curiosi personaggi sta viaggiando su un furgone diretto in una cittadina dove imbastiranno una specie di spettacolo circense. Lungo il tragitto, però, troveranno degli spaventapasseri sulla strada. Scesi per spostarli, vengono aggrediti da alcuni scagnozzi mascherati e portati in una sfarzosa residenza privata. Lì, un uomo e due donne vestiti e truccati come aristocratici francesi del Settecento li accoglie, spiegando loro che sono lì per partecipare a un gioco chiamato 31. Durerà dodici ore, l’intera notte di Halloween, e il loro obiettivo sarà sopravvivere a una serie di psicopatici che tenteranno di ucciderli. Semplice.
Con queste tre righe di trama in croce, Zombie si diverte a costruire un film basato sui meccanismi della caccia all’uomo e dello slasher, che ricorda da vicino quanto si è visto, in anni recenti, in Anarchia – La Notte Del Giudizio, anche come concetto della classe borghese sadica e senza cuore che prova piacere e divertimento nel vedere uccisi violentemente individui appartenenti a tutt’altra casta. Le dinamiche sono quindi viste e riviste, e d’altronde non era certo nelle intenzioni del regista offrire un prodotto originale, quanto un omaggio a certi film settantiani che, ormai è sempre più palese, ama alla follia.
La fantasia di Rob, stavolta, si orienta in particolare sulla creazione delle figure degli psicopatici, che a me hanno ricordato a tratti quelli del videogioco Dead Rising. Sono dei pazzi da legare che, addobbati con mise improbabili da pagliacci, da coppie con perversioni sessuali, da nani-nazisti, da eleganti portatori di morte, vengono scatenati uno alla volta o in coppia per seguire le tracce delle vittime e ucciderle nel modo più violento possibile. Su quest’aspetto, però, non viene mai realmente calcata la mano, mantenendo un livello di gore tutto sommato accettabile. Un film come questo, dunque, che non ha una trama da scoprire nel corso della durata e che non ha omicidi particolarmente violenti o fantasiosi, deve vivere sugli stati tensivi o sulle trovate estetiche. Se sulle seconde c’è qualcosa di buono – il nano-nazista, ragazzi…il nano-nazista psicopatico – sui primi 31 pecca, e molto.
Non c’è mai, durante la visione del film, una vera partecipazione emotiva di qualsiasi tipo: vittime e carnefici si confondono, uccidono e muoiono ma non vengono mai sviluppati. E’ una sarabanda, un vero e proprio circo di morte, al quale non si può chiedere nient’altro se non un divertente intrattenimento, dove il divertimento sarà direttamente proporzionale al background dello spettatore e alle sue aspettative. Per chi infatti ha amato il primo Rob Zombie, in particolare quello de La Casa Dei 1000 Corpi, molto probabilmente 31 rappresenterà un piacevole ritorno a un’estetica e a contenuti più vicini al gusto delle produzioni settantiane, montate però con un ritmo e coi mezzi moderni. Per chi invece aveva apprezzato il percorso intrapreso dal regista americano e la crescita che aveva portato a un film come Le Streghe Di Salem, la nuova installazione risulterà essere pacchiana, un passo o anche due indietro in una carriera che, alla luce di questo film, comincia a diventare anche di difficile lettura e interpretazione.
A proposito di come si presenta il film, va detto che il lavoro di editing e montaggio a me è piaciuto tanto. In particolare i passaggi da una scena all’altra con lo scorrimento verso il basso e i fermo immagine danno al film un aspetto estetico a suo modo unico, caratteristico dell’impronta di un regista che ha la sua visione personale del cinema e che riesce a non essere banale. Su questo potete star certi che uno come Zombie difficilmente potrà mai deludere. La colonna sonora è giusta e adatta, in qualche momento addirittura entusiasmante, come quando inizia il “gioco”. Lo stato di costante pericolo è ben reso e gli spazi in cui ci si muove sono scuri e sporchi com’è giusto che siano, per fare da contrapposizione con i salotti addobbati, illuminati ed enormi in cui invece si muovono i tre organizzatori del gioco durante il film, monitorando quanto accade, decidendo quale psicopatico scatenare e puntando soldi su chi sarà il prossimo a morire.
Sebbene non mi senta di consigliarlo a scatola chiusa a chiunque, mi viene comunque difficile pensare che un film come questo non possa regalare intrattenimento leggero e qualche ghigno soddisfatto a chi è cresciuto a pane e slasher, a chi ha apprezzato i film di Herschell Gordon Lewis o l’originale I Spit On Your Grave. Pur non avendoci trovato quel che speravo, ammetto di essermi divertito durante la visione, che è letteralmente volata. Come detto, però, non si tratta di un passo avanti nel percorso di crescita che avevo visto fare a Rob Zombie, e questo mi dispiace non poco, perché esteticamente non è al livello de La Casa Dei 1000 Corpi e non è visionario neanche la metà de Le Streghe Di Salem. Va dunque preso per quello che è: se ci riuscirete, allora vi divertirete, a tratti anche parecchio.
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