La Cripta E L’Incubo
Camillo Mastrocinque
vampiri, stregoneria, gotico
Christopher Lee, Adriana Ambesi, Ursula Davis, José Campos
1964
82'
Italia, Spagna
Con La Cripta E L’Incubo si affronta un esempio di gotico italiano degli anni Sessanta, sicuramente assai meno noto di quanto prodotto già ai tempi da Mario Bava, che aveva debuttato nell’horror col bellissimo La Maschera Del Demonio. Vale la pena approfondire il filone sia per ragioni storiche, sia per motivi di puro interesse artistico, dal momento che nel calderone di uscite ce ne sono diverse meritevoli di essere conosciute.
La sceneggiatura, firmata da Gastaldi e Valerii, ha una genesi particolare. I due presentarono al produttore del film un soggetto ispirato in maniera piuttosto chiara al racconto Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu. Colpito dalla storia, il produttore si rammaricò dicendo che lunedì avrebbe dovuto iniziare le riprese di un film, e che se la sceneggiatura fosse stata pronta avrebbe prodotto quella. I due mentirono dicendo che era pronta, quindi si tapparono in casa per stenderla nel corso di una notte in modo da presentarla il giorno seguente. Questa fu la genesi del film.
Laura (Adriana Ambesi) è la figlia del conte Karnstein (Christopher Lee): la ragazza fa sogni premonitori nei quali vede la morte di membri della sua nobile famiglia. Il conte, sospettando che le doti di preveggenza della figlia abbiano qualcosa a che fare con la misteriosa vicenda di una loro antenata di nome Sheena, tacciata di stregoneria ed uccisa per crocifissione, chiama al castello un archeologo di nome Friedrich Klauss, per risalire alle sembianze dell’antenata e comprendere se i suoi dubbi hanno un fondo di concretezza.
Forte è l’elemento lesbo, suggerito neanche troppo velatamente, che aggiunge pepe ad una vicenda che intreccia il filone narrativo di Carmilla con quello del già citato La Maschera Del Demonio (la strega, la reincarnazione, la nobile famiglia su cui si abbatte una maledizione). L’eleganza del bianco e nero, con sapienti giochi di luci ed ombre, mette in evidenza la competenza tecnica di un artigiano del nostro cinema come Camillo Mastrocinque, qui al debutto nel panorama horror dopo una carriera improntata per la maggiore sulla commedia, con diverse collaborazioni con Totò.
Il cast, non certo di serie A, vede la presenza di Christopher Lee, che guida con sicurezza ed austerità, sebbene il suo ruolo non sia primario e fondamentale. Alcuni tentativi ingarbugliati di spiegare la vicenda e delle ingenuità (come l’apparizione del parente nella cripta, non spiegabile e irragionevole), ostentano i limiti di una sceneggiatura buttata giù troppo rapidamente e che miscela l’antica maledizione della strega con il vampirismo. Interessante il personaggio del gobbo viandanti, le sue breve apparizioni ed interventi danno il là a curiosi dialoghi; bella l’ambientazione del castello Piccolomini di Balsorano, teatro di diversi horror tra gli anni Sessanta e Settanta.
Non brillante per originalità e carente per ritmo, La Cripta E L’Incubo va ben contestualizzato nel periodo storico in cui fu realizzato. Ai tempi, infatti, si vendevano i film a scatola chiusa: ciò significa che i Paesi esteri (Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Germania e via dicendo) acquistavano i film di genere semplicemente chiedendo ed aspettandosi uno specifico tipo di prodotto, ad esempio un horror italiano. Per tale ragione si producevano molti film ed era necessario farlo velocemente: più film si riuscivano a produrre, più se ne vendevano (la richiesta era elevatissima), più si guadagnava. Inevitabilmente, tra decine di produzioni dimenticabili, qualcosa di buono uscì fuori, e La Cripta E L’Incubo può appartenere al gruppo dei discreti.
Buona l’edizione in dvd della Sinister, con l’interessante intervista agli sceneggiatori che rivelano diverse curiosità sulla lavorazione del film, alcune delle quali riportate in sede di recensione.
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